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Riportiamo un dialogo avvenuto tra uno studente e Simone Santacatterina che riteniamo sia di notevole interesse. Sono state delle domande mirate molto comuni negli studenti o nei neolaureati.

Studente: Gli studi svolti, durante la laurea triennale in ottica e optometria, spesso possono essere considerati esili e fragili. Sarebbe utile la Specialistica, ma abbiamo i mezzi per attivarla?

Presidente: Finché non verrà definito il profilo professionale, obiettivo dell'associazione, sarà difficile pensare ad una laurea specialistica. Dato che la figura, in Europa, è sempre definita in ambito sanitario non c'è nessun percorso dopo la laurea triennale, come stabilito dal processo di Bologna. Unica eccezione è la Spagna, con formazione sotto Farmacia. Nonostante non ci sia la specialistica, vi sono comunque altri due cicli dopo il  triennio (Bachelor of Science), utili per approfondire le proprie capacità e conoscenze: il Master of Science (60 crediti, massimo 120) e il Doctor of Phylosophy (PhD, altri 60 crediti).

Studente: Le nostre conoscenze, acquisite durante il corso di studi in ottica e optometria, potrebbero essere considerate alla pari di una figura sanitaria?

Presidente: Le competenze che acquisiamo vanno dalla matematica/fisica alla fisiologia, anatomia e patologia oculare, comprese materie specialistiche come contattologia e optometria. Il nostro corso di laurea è compatibile con un percorso "simile a quello delle professioni sanitarie". In riferimento a quanto detto da Borghesi: “Il corso O&O comprende crediti nei settori biologici (18 cfu), medici (6 cfu), e fisica applicata ( 44 cfu). Come crediti formativi e contenuti, il corso di laurea può essere considerato simile a quello delle professioni sanitarie attualmente in vigore”. 

Studente: Come ovviare ad un percorso di studi che sia uniforme per tutte le sette università italiane?

Presidente: E' uno dei nostri obiettivi. Il motivo principale per cui i corsi hanno programmi differenti non è una particolarità del sistema "Italia", ma questo capita in tutti i paesi del mondo. Quello che dobbiamo ottenere è avere almeno un "livello minimo" nel campo ottico optometrico. Ma chi stabilisce o dovrebbe stabilire questo livello minimo?

 Studente: ALOeO si batte affinché la professione sia riconosciuta e, se possibile, che sia identificata come professione sanitaria. Tutto ciò non potrebbe essere considerata un'utopia?

Presidente: Penso sia indubbio che l'attività di ottico e optometrista sia riconosciuta attinente all'ambito sanitario. Ricordiamo che le lenti a contatto, i liquidi per la pulizia/manutenzione, le lenti correttive montate sull'occhiale sono dispostivi medici. L'ottico deve registrarsi presso il Ministero della Salute per poter così redigere il certificato di conformità del dispositivo medico su misura con relativa analisi dei rischi per poter poi essere immesso nel mercato e consegnato all'utente. Inoltre, per ottenere l'abilitazione, deve sostenere un esame che viene rilasciato dal Ministero dell'Istruzione insieme al Ministero della Salute essendo l'ottico arte ausiliaria delle professioni sanitarie. Come fa ad essere una figura più evoluta di quella dell'ottico non essere professione sanitaria?