Ho provato un grandissimo e profondo dispiacere quando ho saputo che Harry Wachs ha deciso di andare a insegnare il "Visuo Cognitivo Visual Training" (visual training, VT, come lo chiamava lui) agli angeli. Un uomo pieno di idee e passione che ha creduto nel mestiere dell’optometrista fino alla fine dei suoi giorni. Ha avuto un amore smisurato per il training visivo, tanto da inventare, pensare e creare moltissime delle procedure che tutt'oggi vengono insegnate nelle università di optometria, nei corsi e nei master di training visivo in tutto il mondo.
In seguito a questa esperienza ho seguito un altro corso, in Italia, sulla Visuo Matematica, su come spiegare e insegnare ai bambini a sfruttare le capacità visive nella logica matematica. Chiedeva di vedere i numeri, "visualizza" ripeteva durante le dimostrazioni di come si faceva e ricordo che lui presentava il problema o la figura e ti guardava in attesa che tu facessi qualcosa, non ti dava nessun suggerimento. Alla reazione di stizza perchè non capivo lui, semplicemente, ripeteva "THINK".
Era una persona preparata e seria, ma sapeva affrontare tutto con serenità e amava scherzare. Raccontava spesso che venne in Italia durante gli ultimi anni della seconda guerra mondiale, che aveva combattuto a fianco dei soldati italiani, che aveva conosciuto delle ragazze del sud e che cantava "Calabrisella mia…" e che sapeva anche imprecare in calabrese.
Nelle due sere ospite a cena da lui nelle conversazioni non mancava mai di parlare di optometria; della sua passione per l'optometria e di come è arrivato alle cose che ha pensato. Ci diceva che bisognava "Pensare fuori dagli schemi", pensare in modo diverso, non convenzionale, da una nuova prospettiva, se quello che stai facendo non sta funzionando per quel paziente. Ci diceva di non vedere il training come una serie di procedure da somministrare, il training non è una ricetta di cucina, ma di prendere in considerazione approcci creativi e meno evidenti alla soluzione dei problemi, il più possibile affini alla vita del paziente. Ci spiegava in parole povere, la soluzione più ovvia, non è l'unica soluzione. Ci diceva che per essere dei bravi optometristi che fanno VT non dovevamo soltanto spingere i nostri pazienti a fare pensieri di alto livello ma dovevamo farli noi stessi per primi, dovevamo uscire dalla logica medica e scientifica x=y, e così concludeva dicendo ecco dove VT diventa veramente divertente, ed è dove Harry ha dimostrato la sua capacità.
Harry, un grande uomo, un grande vero optometrista. Grazie per tutto quelloche ci hai insegnato e lasciato.
Arrivederci.
Nadia Mattioli
L'entusiasmo di Nadia, e altri del direttivo che hanno avuto la fortuna di incontrare e apprezzare Wachs, è contagioso. Anche chi ha potuto conoscerlo solo attraverso scritti e insegnamenti non può rimanere insensibile al fascino di un professionista che ha fatto l'optometria. Questa è l'optometria che vogliamo, questa è l'optometria cui tendiamo. Questa è l'optometria che impariamo in università, nei nostri corsi di laurea italiani riconosciuti. Il resto sono parole, l'altra faccia di una medaglia che chiede di passare inevitabilmente attraverso un riconoscimento, quello professionale, perché, laddove non sia sufficiente un codice deontologico, un'etica professionale, debba esserci la legge che tuteli l'utente, ma anche il professionista; quegli optometristi che ogni giorno, lavorando, onorano professionisti come Wachs.
Direttivo ALOeO